Preferenze sì,
La sera di martedì scorso sono andato alla Lectio Petri tenuta nella basilica di San Pietro dal cardinale Ravasi, con il saluto iniziale del cardinale Gambetti e due riflessioni conclusive, entrambe molto interessanti e stimolanti, di Emma Fattorini e Roberto Vecchioni. Il tema sullo sfondo prendeva lo spunto dalle parole che Pietro pronuncia nella casa del centurione Cornelio: «sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone» (At 10, 34). La mattina successiva il Papa nella catechesi per l’udienza generale ha pronunciato parole molto vicine allo stesso tema e, in particolare ha affermato che: «La Bibbia ci mostra che quando Dio chiama una persona e stringe un patto con alcuni il criterio è sempre questo: elegge qualcuno per raggiungere altri, questo è il criterio di Dio, della chiamata di Dio. Tutti gli amici del Signore hanno sperimentato la bellezza ma anche la responsabilità e il peso di essere “scelti” da Lui. E tutti hanno provato lo scoraggiamento di fronte alle proprie debolezze o la perdita delle loro sicurezze. Ma la tentazione forse più grande è quella di considerare la chiamata ricevuta come un privilegio, per favore no, la chiamata non è un privilegio, mai. Noi non possiamo dire che siamo privilegiati in confronto agli altri, no. La chiamata è per un servizio. E Dio sceglie uno per amare tutti, per arrivare a tutti. Anche per prevenire la tentazione di identificare il cristianesimo con una cultura, con un’etnia, con un sistema. Così, però, perde la sua natura veramente cattolica, ossia per tutti, universale: non è un gruppetto di eletti di prima classe. Non dimentichiamo: Dio sceglie qualcuno per amare tutti. Questo orizzonte di universalità. Il Vangelo non è solo per me, è per tutti, non lo dimentichiamo».
Quel giorno, mercoledì 22 novembre, cadeva il sessantesimo anniversario della morte dello scrittore inglese C.S. Lewis che abbiamo voluto ricordare in queste pagine. Nel saggio La mano nuda di Dio, Lewis ci dona questa sua riflessione che tocca gli stessi temi e, nella sua bellezza, mi permetto di citare, sine glossa, nella sua interezza. Buona lettura!
«Per dirla con franchezza, non ci piace per niente l’idea di “un popolo scelto”. Democratici per nascita e per educazione, preferiremo pensare che tutte le nazioni e tutti gli individui partano alla ricerca di Dio da una posizione uguale per tutti, o addirittura che tutte le religioni siano vere. Ma, come si deve subito ammettere, il cristianesimo non fa nessuna concessione a questa ipotesi. Non parla affatto di una umana ricerca di Dio, ma di qualche cosa fatta da Dio per l’uomo, sull’uomo e riguardo all’uomo. E il modo in cui è stato fatto è selettivo al più alto grado, non democratico.
Dopo che la conoscenza di Dio si era universalmente perduta o oscurata, viene individuato un uomo fra tutti gli uomini della terra (Abramo); egli viene separato (e, possiamo supporre in modo abbastanza penoso) dal suo ambiente naturale, viene mandato in un paese straniero, e fatto l’antenato di una nazione destinato a tramandare la conoscenza del vero Dio. All’interno di questa nazione vi sono altre selezioni — alcuni muoiono nel deserto, alcuni rimangono in Babilonia — e poi altre selezioni ancora. Il processo va aventi restringendo sempre più il suo campo, alla fine si concentra su un piccolo punto luminoso simile alla punta di una spada. È una ragazza ebrea assorta in preghiera. Tutta l’umanità (per quel che concerne la sua redenzione) si è ristretta a tanto.
Un tale processo è molto diverso da quanto vorrebbe la sensibilità moderna; ma sorprendentemente, è proprio quello che si produce abitualmente nella Natura, il cui metodo è la selezione, e con essa (dobbiamo ammetterlo) uno spreco enorme. Di tutto l’enorme spazio solo una parte piccolissima è occupata dalla materia. Di tutte le stelle solo pochissime hanno dei pianeti forse solamente una. Di tutti i pianeti del nostro sistema, probabilmente solo uno tollera la vita organica. Nella trasmissione della vita organica, vengono emessi innumerevoli semi e spermatozoi, dei quali solo alcuni sono selezionati e assegnati all’onore della fertilità. Tra le specie, solo una è razionale. Nell’ambito di questa specie solo pochi si elevano all’eccellenza della bellezza, della forza o dell’intelligenza.
[…] infatti quando analizziamo la selezione dai cristiani attribuita a Dio, non troviamo in essa niente di quel “favoritismo” da noi temuto. Il popolo “scelto” non è scelto nell’interesse suo proprio (certamente non per il suo onore o il suo piacere), ma nell’interesse di chi non è scelto. Ad Abramo viene detto che “nel suo seme” (la nazione scelta) “tutte le nazioni saranno benedette”. Quella nazione fu scelta per portare un pesante fardello. Le sue sofferenze furono grandi, ma, come riconobbe Isaia, furono sofferenze che guariscono altri. Alla Donna scelta per ultima è riservato il profondo abisso dell’angoscia materna. Suo Figlio, l’Iddio Incarnato, è “un uomo dei dolori”; l’unico Uomo nel quale sia discesa la Divinità, l’unico Uomo che possa essere legittimamente adorato, eccelle per la sofferenza».