«Tutti gli esseri umani sono i capolavori di Dio». Questo l’incipit del breve discorso pronunciato dal cardinale Ernest Simoni alla festa dell’Albania organizzata dall’Ambasciata presso la Santa Sede lo scorso 4 dicembre. Queste parole mi colpirono molto nel sentirle pronunciare proprio dal cardinale Simoni e mi sono tornate in mente ieri, festa dell’Immacolata Concezione. Maria è davvero il capolavoro di Dio. E' quella per cui Dio, osservando la sua creazione, vide che «era cosa molto buona» (Gn 1, 31). È l’essere umano così come doveva e dovrebbe essere.
Ma ha ragione Simoni, tutti gli esseri umani sono un capolavoro. Sono innanzitutto un lavoro: Dio ha sudato, è stato creativo e pieno di cura, anche nei dettagli più piccoli, nel suo lavoro “artistico”. E sono un capo-lavoro, un prova sublime d’artista per cui ogni esemplare del genere umano è unico e irripetibile, incomparabile con qualsiasi altro esemplare. Non sono fatti in serie, gli esseri umani, ma di ognuno è stato gettato lo stampino.
Non è solo il contenuto di quelle parole che colpisce, ma appunto la fonte, l'autore di quell’affermazione. Un oscuro sacerdote albanese di 95 anni, Ernest Simoni, ma quando si dice “oscuro”, generalmente, si allude al significato opposto: in quell’oscurità cova sempre una luce nascosta, pronta a scoprirsi, ad esplodere. Oscuro almeno fino al 21 settembre 2014 quando, nel suo viaggio apostolico in Albania, Papa Francesco a Tirana ascolta la toccante testimonianza di don Ernest e ne rimane colpito fino alle lacrime. L’aveva abbracciato e gli aveva baciato le mani e due anni dopo lo crea cardinale. Ormai la biografia del cardinale Simoni è famosa: è l’unico sacerdote vivente che sia stato testimone della persecuzione del regime di Enver Hoxha, che aveva proclamato l’Albania il «primo Stato ateo al mondo». Arrestato nel 1963 dalla polizia comunista, passa in carcere e ai lavori forzati 27 anni, tra torture e celle d’isolamento fino al 5 settembre del 1990. Appena fuori dal carcere, ha confermato il perdono ai suoi aguzzini, invocando per loro la misericordia del Padre. Tutti, ha detto Simoni, e in quei “tutti” ci sono anche i suoi aguzzini. Anche loro, dice, sono usciti dalle mani di Dio come dei capolavori. Affermazione vertiginosa, scandalosa. Ma qui siamo al culmine dell'arte, quella divina, perché la firma dell’artista è il perdono, è lì che si riconosce la “mano” di Dio. Quel “tocco” che si sente vibrare ancora nelle parole del sacerdote novantacinquenne e che lo rende in qualche modo “immacolato” come Maria che perdonò gli aguzzini di suo figlio, seguendo l’esempio delle sue ultime parole, in croce, rivolte al Padre. Le parole del Figlio, capolavoro assoluto e “modello imitabile” da tutti gli esseri umani, capolavori di Dio.