110 anni fa, il Capodanno del 1913, il dodicenne Louis Armstrong fu arrestato e (di nuovo) inviato al riformatorio di New Orleans per ragazzi neri, la Home for Colored Waifs, per aver festeggiato la fine dell’anno sparando in aria con un revolver rubato al patrigno, come riportato dai rapporti di polizia, ma fu proprio in quel riformatorio che imparò a suonare la cornetta e poi la tromba nella banda musicale del carcere, la Home Band. Ho sempre pensato che se in paradiso c’è una nuvola, lì proprio quasi sulla soglia, dove Armstrong sta lì ad accoglierci con la sua tromba, il suo sorriso, l’allegria travolgente e quella voce unica e impastata di umanità e quindi di divinità. Pensavo di scriverne qualcosa prima o poi, ma qualche giorno fa ho trovato questa pagina di Christian Bobin (tratta da «La vita scrive a matita», Edizioni Sanpino, 2023), definitiva. A questo punto mi fermo e mi rimetto a leggerla con voi lettori, con spirito grato. (andrea monda)
Lavandaia, domestica e prostituta, generò un profeta dal soffio d’oro: la madre di Louis Armstrong potrebbe essere considerata, a giusto titolo, una santa. Che dai bordelli di New Orleans sia uscita una gioia di vivere da far tremare le colonne del cielo, è uno stratagemma dello spirito, un buon tiro giocato ai servitori compassati del divino. Gli esplosivi fiori bianchi delle magnolie furono le prime estasi di Armstrong — una scoperta del baccano silenzioso dell’invisibile. Ancora con le sue vestine a cinque anni, il piccolo incollava il suo orecchio a una crepa del muro di una sala da ballo di fronte a casa sua, dove le orchestre, a tarda notte, facevano danzare diavoli e angeli.
C’è sempre una crepa nel muro del Paradiso. Il bambino Gesù cresceva in segreto fino al giorno in cui, nel Tempio, tolse il fiato ai sommi sacerdoti, rivelando loro ciò che il libro santo nascondeva: se stesso in carne e ossa. La vita è Dio al servizio di ogni vivente. L’uomo con la tromba delle resurrezioni conobbe anche lui il suo giorno del Tempio. Avvenne in un riformatorio, dove era stato rinchiuso per aver sparato in aria un colpo della pistola che aveva trovato nella cassa di cedro del patrigno. In quell’istituto, c’era un’orchestra. Il bambino cominciò a suonare la cornetta, poi imparò a suonare la tromba e, molto rapidamente, suonò la sveglia e la messa, schizzando d’oro quei piccoli ladri trasfigurati. Ogni nota cadeva dal cielo, che è la fonte di tutti i nostri doni. Un grande musicista è uno che dopo molti anni fa lo stesso effetto dell’usignolo al primo getto del suo canto. La voce di Louis Armstrong è la voce del guaritore. La gabbia toracica di un re s’impossessa dell’aria che si respira e la trasforma in oro. Nulla è virile se non la vera mitezza. Niente è mite, se non la vera forza. Tranquillo nella catastrofe del successo come nella gloria della miseria, un giorno si preoccupò: «Spero che l’angelo Gabriele ami la nostra musica». Non ci possono essere dubbi sulla risposta. Il sudore che gli cova sulle guance era il sangue della sua bontà. Lo asciugava con un fazzoletto bianco. Vorrei che tutti i miei scritti fossero come quel fazzoletto bianco.
Scavo sbucciando una mela rossa dell’orto quando improvvisamente mi resi conto che la vita non mi avrebbe mai offerto altro che una serie di problemi meravigliosamente insolubili. Con questo pensiero, è entrato nel mio cuore l’oceano di una pace profonda. L’oceano non è mai fatto se non dell’ultima goccia d’acqua. Dio mi ha dato il minuscolo torace di un pettirosso con cui cerco di cantare come Louis Armstrong. Non ho mai creduto ai profeti tristi. La verità della vita esplode nell’anima come un sole, diversamente non è né la verità, né la vita.
di Christian Bobin