· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della XX domenica del tempo ordinario (Gv 6,51-58)

Gesù, l’audace

 Gesù, l’audace  QUO-184
13 agosto 2024

«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?», affermano gli apostoli quando Gesù annuncia di essere «il pane vivo, disceso dal cielo» e che la sua carne deve essere (in qualche modo) mangiata e il suo sangue (in qualche modo) bevuto, affinché Dio conceda la vita eterna. Chiunque troverebbe problematica una tale richiesta.

Finora i miracoli di Gesù sono stati impressionanti, ma anche dimostrabili. È stato visto camminare sulle acque. Ha nutrito moltitudini con soli quatto pani. Ha guarito malati e infermi alla presenza di testimoni. Per ogni miracolo, i veri discepoli di Gesù sono rimasti persuasi e fedeli, anche quando i farisei, scettici e attaccati alla lettera, si rivoltano contro Gesù e cercano di ucciderlo per aver compiuto atti radicali e (sostengono loro) blasfemi, chiedendo sfacciatamente obbedienza a lui e fede in lui come figlio di Dio. Questi detrattori sostengono che è posseduto dal demonio, un impostore che afferma di essere Dio. Sanno, così dicono, da quale città proviene e chi sono i sui genitori. Non può essere Dio. È solo un uomo, e un uomo pericoloso.

Tra gli atti di fede significativi del cristianesimo, l’insistenza di Gesù sulla necessità di mangiare la sua carne e bere il suo sangue per avere la vita eterna deve stare ai primi posti della scala delle improbabilità di chiunque. La semplice carnalità di una tale richiesta, come anche la sua non dimostrabilità (diversamente dagli altri miracoli di Gesù), susciterebbe dubbi in tutti. Questo, però, è Gesù l’audace, Gesù che combatte lo scetticismo e il dubbio, che alza la posta in gioco per gli atti di fede dei suoi seguaci e che forse cerca di comprovare il miracolo ancora più grande: la sua straordinaria esistenza come figlio di Dio e al tempo stesso come figlio dell’uomo in terra.

di Richard Ford