· Città del Vaticano ·

DONNE CHIESA MONDO

Testimonianze
Il viaggio tra fede e ribellione di una cristiana femminista

Cercando quel
“dio differente”

 Cercando quel “dio differente”  DCM-008
07 settembre 2024

Sono cresciuta in una famiglia allargata, nutrita fin dall'infanzia da un confidente entusiasmo per la Chiesa di Papa Giovanni e le speranze del Concilio Ecumenico Vaticano ii , dalla passione politica ispirata al Vangelo, dalla ricerca quotidiana della conoscenza delle Scritture, dal desiderio di celebrazioni eucaristiche comunitarie, dalla scelta d'amore per i poveri. Circondata da tante donne ho camminato per tutta la vita su queste orme: piccole, grandi, lievi o profonde che hanno segnato il mio percorso dentro e fuori la Chiesa cattolica. A volte l’onda del rifiuto le ha in parte cancellate, il peso della fatica le ha fatte affondare, più spesso un refolo di vento gagliardo, sollevandomi in punta di piedi, mi ha spinta verso un’altra riva, al confine, senza lasciare traccia, sulla soglia di nuovi lidi.

Nelle stagioni delle mie tormentate e appassionate nozze con “Santa Madre Chiesa” mi sono spostata di continuo dal centro della vita ecclesiale alle sue periferie, in salute e malattia, in ricchezza e povertà, tra fedeltà e adulterio, ribellioni e sconfinamenti, dure contestazioni e difficili obbedienze!

C’è stata la Bella estate della partecipazione attiva in organizzazioni e gruppi cattolici o di ispirazione cristiana (dagli Scout all'Azione Cattolica, dalla Fuci alla Rosa Bianca), dove ho assunto ruoli di responsabilità, pur in critica appartenenza, passando anche per il servizio nelle parrocchie e comunità locali, una calda estate ricca e feconda di incontri, di amicizie preziose e resistenti al trascorrere degli anni.

C’è stato l’Infuocato autunno delle mie scelte politiche scomode, delle prese di posizione pubbliche, delle opzioni esistenziali condivise o solitarie, da “laica cristiana adulta” che mi hanno spinto ai margini della vita ecclesiale: non ero allineata, non ero democristiana, non volevo essere complice dei collateralismi delle gerarchie cattoliche con un sistema politico corrotto.

C’è stato il Freddo inverno della consapevolezza del declino della Chiesa italiana nell’epoca ruininana. Il ritorno sempre più forte dei venti preconciliari, del potere di una Chiesa gerarchica e piramidale, dello svuotamento di senso delle liturgie, della riduzione “alla chiesa dei sacramenti”, del ritorno della centralità del sacerdote celebrante, dell’impoverimento culturale del laicato, della misoginia imperante, fino alla terribile scoperta del lato oscuro degli abusi, della simonia e della corruzione, concause gravi della crisi odierna.

Ci sono state poi le tante Felici primavere germinate dagli incontri con donne e uomini in perenne ricerca, donne innamorate del Vangelo, scrutatrici della Parola, indomite cercatrici della perla preziosa del divino leggero, uomini immersi nella opzione preferenziale per i poveri, donne e uomini avvolti nella Ruah, insieme con il coraggio della parresia, in direzione ostinata e contraria.

In verità ciascuna di queste stagioni non è mai finita completamente, semmai si è stemperata in quella successiva.

C’è, però, un filo scarlatto che ieri come oggi marca indelebilmente il mio stare dentro e fuori la Chiesa “ufficiale”. Quel pendaglio sulla fronte che mi ha forgiata come “donna cristiana laica e femminista”: la relazione tra donne, la pratica politica tra donne, la mistica politica femminile.

Cominciato con quella genealogia dell’infanzia della mia famiglia matriarcale, ha trovato un nomen nell’incontro fondamentale, durante gli anni universitari con una cattolica italiana di primo piano, Maria Dutto, e il Gruppo Promozione Donna di Milano. Donne di tutte le età che dando riconoscimento a noi giovani donne, ci aprivano spazi liberi di ascolto, di conoscenza oltre che del femminismo laico, della storia vivente di altre donne che, pur restando fedeli alla Chiesa cattolica hanno fatto scelte, promosso azioni, fondato gruppi eterodossi rispetto alla presenza delle donne nella Chiesa del loro tempo. Che hanno messo al mondo, con autorità femminile, un’altra modalità di essere Ecclesia.

Se in questa stagione il mio essere femminista cristiana mi collocava ancora dentro il cerchio della vita ecclesiale, la svolta poi è avvenuta nel 2003 con la partecipazione al Sinodo delle Donne a Barcellona.

Da qui la mia adesione ai Gruppi donne delle comunità di base e le molte altre, la nascita dell’Osservatorio interreligioso sulla violenza contro le donne, la partecipazione alla Rete sinodale con il gruppo Noi siamo il cambiamento, la relazione feconda con Donne per la Chiesa.

Da qui il mio stare sulla soglia, il mio attraversamento continuo tra centro e periferia, il mio associarmi ai cammini di tentativi di riforma della Chiesa cattolica “dall’interno” e il continuare ad affacciarmi all’esterno con l’umanità intera, condividendo con le molte altre la ricerca di un “dio differente”, di quel “dio delle donne”, della Divina presenza che, liberata dalla prigione del Dio patriarcale, può volare libera sulle battigie della storia, lasciando nuove orme, camminando con noi, anche nel fango dei drammi dell’umanità, dal quale sappiamo può sorgere sempre vita nuova.

di Grazia Villa
Avvocata per i diritti umani