· Città del Vaticano ·

Per contrastare la cultura del consumo ... e costruire una società più giusta

Educare alla sobrietà

 Educare   alla sobrietà  ODS-024
03 settembre 2024

Il rapporto 2023 dell’Associazione Liberi dal Debito stima in circa 7 milioni le persone sovraindebitate e più di una famiglia su quattro (il 25,3% del totale) è a rischio di povertà assoluta. Essere sovraindebitati significa non essere più in grado, con le proprie entrate, di rimborsare i debiti via via contratti.

Alla base del sovraindebitamento possono esserci più motivi: la perdita del lavoro o la forte riduzione del reddito; i costi per la cura di una malattia grave; l’impennata dei tassi d’interesse del mutuo o di altri finanziamenti ottenuti; le scelte azzardate in investimenti finanziari; l’uso irrazionale della carta di credito o il facile ricorso al credito personale (le tante piccole rate da pagare); la dipendenza dal “gioco” d’azzardo o da sostanze; i costi collegati alle separazioni familiari.

L’insostenibilità dei debiti accumulati causa la crisi definitiva di tante relazioni familiari, soprattutto quando di essi poco o nulla si è condiviso in casa. Sono migliaia coloro che ogni anno, soprattutto tra professionisti ed imprenditori, preferiscono togliersi la vita. Chi resiste spesso è costretto a tagli pesanti a spese essenziali, come quelle alimentari, per il regolare pagamento dell’affitto o della rata del mutuo, per le bollette delle utenze domestiche (acqua, luce e gas), per il condominio e il riscaldamento, per la scuola e/o l’università, per l’attività educativa/sportiva dei figli, per la prevenzione o le cure sanitarie.

Nei casi più gravi si è costretti a vendere la propria abitazione e si rovinano i rapporti di fiducia e di amicizia, quando non si riesce a restituire i prestiti avuti da parenti o da amici più vicini. La situazione diventa via via insostenibile ed aumenta il rischio di cadere nelle grinfie dell’usuraio e subire ogni sorta di umiliazione e di ricatto.

C’è una correlazione stretta tra grave carenza o totale mancanza di educazione finanziaria, perdita di solidi principi di riferimento e la spinta ad accumulare debiti.

Educare alla sobrietà significa promuovere nelle persone il senso della misura e dell’equilibrio nel soddisfare le proprie esigenze e la capacità di controllo delle proprie risorse. La sobrietà è uno dei principi cardine, insieme alla solidarietà e alla responsabilità, per poter promuovere quei nuovi stili di vita tanto necessari a livello individuale e sociale, per costruire una società più giusta, dove le disuguaglianze non la fanno da padrone e per assicurare un futuro migliore per tutti.

La sobrietà, per molti, equivale a povertà, mentre, in realtà, è la scelta per evitare il superfluo e per contrastare quella fortissima cultura del consumo che si basa sul primato assoluto dell’io rispetto al noi e che non vede le esigenze ed i diritti dei vicini o dei lontani.

L’educazione finanziaria ha molto a che fare con tutto ciò perché viviamo in un Paese in cui il sovraindebitamento delle persone e delle famiglie, come pure quello dello Stato (ormai di 2.918 miliardi di euro nel 2024), è in costante e forte aumento ed ipoteca il futuro delle giovani generazioni.

Per cambiare rotta occorre puntare sulla prevenzione, partendo dall’educazione delle persone e delle comunità. Occorre, inoltre, che la politica, le istituzioni pubbliche, il mondo economico e quello dell’informazione adottino scelte coraggiose ed urgenti all’insegna del bene comune.

La Fondazione Salus Populi Romani e la Caritas, entrambe della Diocesi di Roma, hanno messo a punto per le comunità parrocchiali e del territorio due strumenti in chiave preventiva: il bilancio familiare mensile e il diario finanziario giornaliero, per promuovere la sobrietà e dunque la capacità di compiere scelte meno emotive e più ancorate alla realtà, secondo una scala di priorità e di responsabilità individuali e collettive e per far crescere nelle persone la consapevolezza delle proprie capacità di spesa e la capacità di controllo sull’uso delle proprie risorse.

Le scuole, le comunità parrocchiali e religiose, le associazioni di volontariato e del terzo settore e il variegato mondo dello sport possono fare molto per prevenire e contrastare il sovraindebitamento, informando, formando, educando le persone ad utilizzare strumenti di questo tipo.

Servono degli “angeli custodi” di nuova generazione disponibili a mettersi a fianco delle persone e delle famiglie per aiutarle a familiarizzare con strumenti educativi di base, come il bilancio familiare mensile e il diario finanziario giornaliero. Gli stessi corsi di preparazione ad alcuni sacramenti, a partire dalla cresima e dal matrimonio, perché non possono dedicare dello spazio adeguato a questi contenuti, promuovendo anche quella sana ed evangelica cultura della sobrietà?

Per tutti è ormai il tempo delle scelte. O si sta dalla parte delle persone e quindi della vita umana, o dalla parte del primato assoluto del denaro e del profitto da tutelare ad ogni costo. Penso solo alla pubblicità dilagante e alla frequente pochezza dei suoi contenuti etici; all’aggressività con cui si inducono le persone ad acquistare facendo debiti su debiti, oppure, a puntare tutto sulle scommesse, cioè sulla fortuna (nella sola Roma, nel 2022, quasi 5 miliardi di euro scommessi sui soli canali legali del “gioco” tra lotterie, gratta e vinci, sale autorizzate e i molti canali internet). È un dramma sociale ed economico che coinvolge ormai molti minori.

Uno Stato come il nostro, che lucra sulle scommesse, produce un qualche aumento delle entrate erariali, ma soprattutto aumenta i danni sociali, economici e sanitari derivanti per tutti dalla costante crescita delle “giocate” legali, che sottraggono ingentissime risorse all’economia reale del Paese e al suo benessere collettivo. Addolora che nella stessa Chiesa ci siano così tante velocità nel farsi carico del problema e molte contraddizioni ancora da superare.

di Giustino Trincia *

* Direttore della Caritas diocesana di Roma e presidente della Fondazione
«Salus Populi Romani»