· Città del Vaticano ·

Le fondazioni antiusura Un presidio economico, sociale e di legalità

SOS indebitamento

 SOS   indebitamento  ODS-024
03 settembre 2024

Nel 2025 la Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo ii , che riunisce 35 fondazioni antiusura distribuite in Italia, celebrerà il suo trentesimo anniversario. Un presidio economico, sociale e di legalità a favore di persone che del denaro hanno fatto un uso improprio, che comincia a farsi storia.

Ai centri di ascolto delle fondazioni si rivolgono persone sovraindebitate o che sono finite nella morsa dell’usura per le cause più varie. Solo nell’anno 2023 gli “ascolti” sono stati 5.379, le posizioni istruite 799 e 16.190.496 gli euro erogati con garanzia dei fondi dello Stato. Dall’inizio dell’attività, la cifra totale erogata ammonta a 523.328.439 euro. Questi dati emergono dal bilancio al 31 dicembre 2023, approvato dall’assemblea ordinaria annuale della consulta nazionale.

Paradossalmente, il numero delle denunce per usura risulta in diminuzione, in alcune regioni è pari a zero. Ma il dato non fa fede. Sappiamo, infatti, che il fenomeno vive nell’omertà per la paura delle vittime di subire delle ritorsioni. In realtà l’usura è in crescita in tutto il Paese e sta inglobando nella rete persone e imprese a causa dell’inflazione, della crescita del prezzo dell’energia e delle conseguenze della pandemia.

Le cause cambiano nel tempo, ma i comportamenti delle persone fragili socialmente ed economicamente si ripetono: la gente in difficoltà pensa di risolvere o di affrontare i problemi economici rivolgendosi alle finanziarie e al credito al consumo. L’obiettivo delle fondazioni è intervenire in tempo, prima che le persone in difficoltà si rivolgano al credito illegale. Gli strumenti ci sono, ma risultano ancora troppo poco conosciuti.

Secondo dati rilevati dalla consulta, a causa delle crisi che si sono susseguite negli ultimi anni, quella finanziaria del 2008, la pandemia e la guerra ucraino –russa, sono 5 milioni le famiglie sovraindebitate. E il rischio di cadere in povertà è molto alto. Essere poveri in una società centrata sul benessere, sul consumo ossessivo, sul mercato e sulla finanza senza regole e fini se non il profitto, significa vivere in una condizione di emarginazione e isolamento sociale.

Professionisti, pensionati, negozianti, piccoli imprenditori, pur di salvare la propria attività o di conservare l’alto tenore di vita a cui erano abituati, sarebbero sempre più tentati dalle scorciatoie proposte da chi è disponibile a offrire denaro senza i tempi di attesa di un’istruttoria bancaria e particolari garanzie, salvo poi far pagare interessi da capogiro il denaro prestato, oppure impossessarsi dell’attività del debitore insolvente. Il prestito usurario diventa la porta di accesso per la criminalità organizzata nell’economia legale.

La punta dell’iceberg è rappresentata dall’azzardo che viene considerato dai consumatori come strumento finanziario per coprire i debiti contratti e, dall’erario, una leva fiscale.

Ma andiamo con ordine. Cosa è il debito? È un errore dare per scontato che il concetto sia chiaro alla gente comune. C’è tanto bisogno di educazione finanziaria ad ogni livello. Il debito in sé è un fattore sia positivo sia negativo, nell’economia delle persone, delle famiglie, delle imprese e nell’assetto economico di una società e di una nazione. Dipende da come viene utilizzato. È uno strumento che consente di reperire onestamente e civilmente capitali necessari per progetti legittimi. Rappresenta lo scopo essenziale per cui si costituiscono e si organizzano gli istituti di credito.

Purtroppo, però, l’indebitamento è entrato anche nell’operatività economica delle persone e delle famiglie non solo per acquistare la casa, l’auto, il computer, lo smartphone, ma anche per pagare l’affitto, le bollette, i testi scolastici, le cure mediche. Il debito pertanto, da fatto personale si tramuta in sociale e come tale anche statale, con ripercussioni negative sulle persone e sulla stabilità economica del Paese.

Tuttavia, sia la scienza economica sia l’informazione giornalistica tendono a rappresentare il debito come uno strumento utile e necessario. Non lo analizza in tutte le sue sfaccettature, anche quale strumento distruttivo per la persona, per la famiglia e per lo sviluppo economico della nazione.

In tale fattispecie rientra il debito contratto dalle quelle fasce di popolazione che non hanno un reddito, alle quali è impedito di accedere a qualunque attività economica legale per garantirsi un minimo di sopravvivenza. Ai senza reddito, a cui è aperta solo la possibilità di un lavoro in nero e che comunque devono pagare le bollette di acqua, luce e gas (comprensive di tasse), si prospetta unicamente la strada del sovraindebitamento, creando le condizioni per ricorrere all’usura.

Sono state le fondazioni a dare l’allarme negli anni Novanta, mostrando che “il debito è un male”. Il senso era di evidenziare che ci sono prestiti concessi per natura e scopi differenti che aprono percorsi a indebitamenti deleteri per l’economia e per la persona. È un debito che si diffonde in maniera endemica con lo stesso ritmo del tasso di povertà che deve essere riconosciuto dalla coscienza, dalla scienza, dalla vigilanza e dalle leggi dei governi.

La Consulta Nazionale Antiusura si occupa di questo debito, di rivelarne la dannosità e gli inganni sottesi, perché la gente comune è persuasa dalla propaganda consumistica che invita a indebitarsi.

L’esperienza delle fondazioni insegna che la persona indebitata è da trattare come una persona “malata” che ha bisogno di un medico che sia in grado di diagnosticare e curare la patologia. Perde lucidità, lo stato di necessità la induce a giustificare a se stesso le ragioni dell’indebitamento, specialmente se lo si fa per i figli o di fronte ad una malattia. Ma le ragioni della sopravvivenza non possono sostenere la logica che porta all’indebitamento. Si contrae un debito solo a fronte di redditi certi e consistenti, che consentano nel futuro di medio e lungo termine di pagare le rate e di sopravvivere. Spesso si fanno debiti contando su presunti redditi o lavori futuri. Purtroppo, bisogna tener presente che chi è in stato di bisogno cade nella trappola dell’illusione. Realisticamente invece si deve pensare che indebitandosi, a maggior ragione se a usura, non solo non si risolve lo stato di necessità temporaneo, ma si crea una dipendenza finanziaria, psicologica, morale e fisica, da cui non si potrà più uscire, se non consegnando se stesso, la famiglia e talvolta gli amici in una schiavitù economica e psicologica che potrebbe diventare anche mortale.

Prima di indebitarsi bisogna avere chiaro innanzitutto che il debito fa utilizzare il denaro altrui, ma poi, per restituire, bisogna dare denaro proprio. Chi prende a prestito, sapendo di non poter restituire, sta derubando il prossimo. Il debito interviene nella vita personale in maniera strutturale e distrugge l’armonia familiare. È una sofferenza che dura anni, perché fino all’estinzione deve essere pagata la rata che si impadronisce dello stipendio o della pensione.

Per questo, per aiutare un indebitato ci vuole competenza. In caso di necessità è opportuno, quindi, rivolgersi a organismi come la Caritas e le fondazioni antiusura, che prestano soccorso con cognizione di causa e umanità, come soggetti di carità e di servizio nei confronti delle persone in difficoltà.

L’avventura pastorale della Consulta Nazionale Antiusura ha preso avvio il 15 maggio 1995. Essa, attraverso una rete di 35 fondazioni, opera in ogni regione ecclesiastica per conto della Conferenza Episcopale Italiana promuovendo stili vita più sobri ed effettuando interventi finanziari di solidarietà. Le fondazioni antiusura sono state istituite sulla base all’articolo 15 della legge 108/96 che prevede un “Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura” destinato a Confidi, Associazioni e Fondazioni iscritte in un apposito registro. Tale fondo viene erogato secondo criteri legati all’attività sul territorio di competenza e al tasso di rischio da usura dello stesso. Mira alla prevenzione del fenomeno dell’usura fornendo garanzie ai prestiti che banche convenzionate erogano agli assistiti delle fondazioni. La stessa legge, all’articolo 14, prevede poi un “Fondo di Solidarietà” per i soggetti vittime di usura (soggetti economici, non per le famiglie) che presentano formale denuncia presso le autorità competenti.

Il 10 ottobre 2020 l’assemblea delle fondazioni ha eletto Luciano Gualzetti presidente della Consulta Nazionale Antiusura. È il primo presidente laico dopo padre Massimo Rastrelli e don Alberto D’Urso.

di Michela Di Trani

*Portavoce della Consulta Nazionale Antiusura “San Giovanni Paolo ii