· Città del Vaticano ·

La luce, gentile e umile,
che splende nel tunnel

This photo shows a general view of a plaque signed by Pope Francis during his visit to the tunnel of ...
05 settembre 2024

«Se pensiamo a un tunnel, facilmente immaginiamo un percorso buio che, specialmente se siamo soli, può farci paura». Così il Papa ha introdotto il saluto che ha voluto portare fin dentro al Tunnel dell’amicizia, che in Jakarta collega la Moschea Istiqlal, la più grande dell’Asia, con la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunzione. E con queste parole ha colto tutta la forza paradossale di questo luogo. Infatti un tunnel, generalmente, è un luogo oscuro e, se c’è una luce, è alla fine. «Qui invece è diverso» ha aggiunto il Papa, «perché tutto è illuminato. Vorrei dirvi, però, che siete voi la luce che lo rischiara, con la vostra amicizia, la concordia che coltivate, il sostenervi a vicenda, e con il vostro camminare insieme che vi conduce, alla fine della strada, verso la piena luce».

C’è quindi una luce non alla fine ma all’inizio, prima durante e dopo, dappertutto. Perché se sei luce vai verso la luce. Un po’ come quell’uomo chiuso nel labirinto di cui parla lo scrittore tedesco Michael Ende: «c’è un uomo chiuso dentro un labirinto. Per essere felice deve uscire dal labirinto, ma per uscire dal labirinto deve essere felice».

Papa Francesco ha indicato ai presenti la luce che illumina tutto il tunnel e poi, pochi minuti dopo, al termine del suo discorso all’incontro interreligioso svoltosi nella Moschea, ha detto loro: «Grazie per il vostro sorriso gentile, che sempre splende sui vostri volti ed è segno della vostra bellezza e della vostra apertura interiore. Dio vi conceda questo dono». Gli uomini che sorridono con gentilezza sono essi stessi quella luce splendente nel tunnel.

Interessante osservare che il Papa nel momento in cui afferma lo splendore luminoso di quel sorriso prega anche Dio di concedere questo dono. Le due cose stanno insieme; gli uomini possono essere luce, ma solo se si rendono “capienti”, accoglienti di una luce che arriva da fuori, capienti ed anche “trasparenti” in modo da riflettere quella luce. Questo perché, come il Papa ha spiegato nella stessa giornata durante l’omelia alla messa allo stadio Gelora Bung Carno, «il cuore dell’uomo è sempre alla ricerca di una verità capace di sfamare e saziare il suo desiderio di felicità; che non possiamo accontentarci delle sole parole umane, dei criteri di questo mondo, dei giudizi terreni; sempre abbiamo bisogno di una luce che venga dall’alto a illuminare i nostri passi».

Siamo luce e al tempo stesso la nostra è luce riflessa. Siamo insieme credenti e increduli come il padre del fanciullo posseduto dallo spirito che si rivolge a Gesù con la preghiera più intensa e struggente, in una parola “più umana” che si possa dire: «Credo, aiutami nella mia incredulità» (Mc 9, 24). La nostra possibilità di essere luce è reale quanto fragile. Spesso infatti cadiamo nell’ombra di cui a volte siamo autori noi stessi. «La luce è tutto intorno a te» dice il personaggio del Nero al Bianco in Sunset Limited di Cormac McCarthy, «sennonché tu non vedi nient’altro che ombra. E l’ombra è la tua. Sei tu che la fai».

Da qui scaturisce la responsabilità per chi cammina nella luce della fede: «Noi credenti», ha ricordato il Papa nel suo saluto, «che apparteniamo a diverse tradizioni religiosi, abbiamo un ruolo da svolgere: aiutare tutti ad attraversare il tunnel con lo sguardo rivolto verso la luce». Per dare la nostra luce agli altri è quindi necessario riconoscere che quella luce non è nostra ma è un dono come ricorda poeticamente il Salmo 35 al versetto 10: «È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce».

È necessaria quindi l’umiltà: «La nostra vita di fede inizia» ha affermato il Papa nell’omelia della messa, «quando umilmente accogliamo Gesù sulla barca della nostra esistenza, gli facciamo spazio, ci mettiamo in ascolto della sua Parola e da essa ci facciamo interrogare, scuotere e cambiare». Sta anche qui, nella chiamata alla responsabilità ad essere luce, gentile e umile, del mondo, il senso di questo lungo viaggio di Papa Francesco dall’altra parte del mondo. 

di Andrea Monda