· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della XXV domenica del tempo ordinario (Mc 9, 30-37)

Chi vuole essere il primo
deve essere l’ultimo

 Chi vuole essere il primo deve essere l’ultimo  QUO-210
17 settembre 2024

Il racconto di Gesù che insegna e predica ai suoi discepoli è la descrizione non solo di una conversione, ma anche di un’istruzione e un indottrinamento personali intensi. Gesù allontana i suoi seguaci dalle distrazioni, come anche dagli occhi e dalle voci dei suoi detrattori e dai suoi futuri aggressori affinché le cose straordinarie che dirà ai suoi discepoli non siano viziate, calunniate e paragonate sfavorevolmente alle verità convenzionali della vita precedente dei discepoli. Adesso devono sentire solo lui. Ciò ricorda la famosa intimazione di Rilke, pronunciata dopo aver posato gli occhi sul torso in frantumi di Apollo: «Perché là non c’è punto che non veda te, la tua vita. Tu devi mutarla». Loro devono mutare la propria.

I discepoli di Gesù — è questo che Marco ci vuole far capire — sono uomini comuni, silenziosi nel loro stupore per gli atti compiuti da Gesù, versati principalmente nei dialoghi dell’uomo comune: chi tra loro è più grande di chi? Gesù dirà loro che (pur avendo assistito a miracoli) sono non maturi, inesperti, forse scettici dinanzi a ciò che non comprendono. Devono prepararsi. Di fatti, Gesù dirà loro cose bizzarre. Non solo predirà la propria morte, che arriverà presto, ma prometterà anche che sconfiggerà la morte e tornerà a vivere – presumibilmente perché è il figlio di un Dio onnisapiente e “plenipotente”. È domandare troppo ai suoi discepoli – come in precedenza, quando ha preteso che credessero che del semplice pane sarebbe stato consacrato divenendo la sua vera carne, che loro dovranno “mangiare” per essere salvati. E ora devono accettare che Gesù sconfiggerà la morte, cosa di per sé inimmaginabile per un uomo comune, ma ovviamente non privo di attrattive.

Nelle successive lezioni enigmatiche — chi vuole essere il primo deve essere l’ultimo e l’abbraccio del bambino — Gesù sembra stupire e istruire ulteriormente i suoi seguaci, e questa volta in modo più semplice, meno spettacolare. Gesù si trova ora nella sua casa di adozione — Cafàrnao — un luogo di ristoro e di popoli diversi, ma anche il luogo in cui viene oltraggiato quando afferma la sua divinità. Il suo appello ai discepoli qui è sia alto sia basso. Egli è (come lo saranno anche i suoi seguaci in quanto credenti) abitante di un mondo soprannaturale e tuttavia totalmente naturale. Diventeranno degli eletti che sconfiggeranno la morte – quella grande e spaventosa “inconoscibile” per loro e per tutti noi. 

di Richard Ford