«Buona parte delle riflessioni di questo primo capitolo si sono lasciate ispirare da scritti inediti del Padre Diego Fares, s.i. Il Signore lo abbia nella sua santa gloria». Abbiamo imparato con il tempo a riconoscere nei documenti magisteriali di Papa Francesco quanto a volte siano molto importanti le note a piè di pagina. Certamente è questo il caso della Enciclica Dilexit nos, pubblicata oggi, dove alla nota 1 il Papa confida che l’ispirazione delle pagine introduttive – quelle che danno la direzione a tutto il documento – è venuta dall’amico e allievo gesuita Diego Fares scomparso a 66 anni nel 2022. Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscere padre Diego negli anni in cui è stato scrittore de «La Civiltà Cattolica» e di intervistarlo tante volte sulla spiritualità, le radici, la visione di Jorge Mario Bergoglio. Riprendendo oggi quelle riflessioni emergono con evidenza i riferimenti continui che Fares fa alla parola «cuore» parlando del suo direttore spirituale divenuto arcivescovo di Buenos Aires e infine Vescovo di Roma. Riferimenti che aiutano a comprendere che la quarta Enciclica di Francesco non nasce da uno studio teorico ma da una esperienza vissuta.
«Se Papa Francesco riesce a riformare la Curia e la Chiesa — sottolinea soffermandosi sul valore degli Esercizi Spirituali nell’esperienza vissuta al Colegio Maximo dei Gesuiti — farà una riforma, penso io, che parte dall’interno, dal cuore, non sarà una riforma di cambiamenti puramente esteriori». Il cuore anima degli Esercizi ignaziani, a loro volta al centro di una vera riforma interiore che non sia solo cipria posata sul volto. Del resto anche l’esperienza del Sinodo sulla Sinodalità, giunta alle battute finali, ha avuto come premessa un ritiro, quindi un esercizio innanzitutto del cuore nell’ascolto dello Spirito Santo.
Per Fares, il cuore è anche al centro del pensiero del Papa sull’educazione, concetto ben più ampio e più profondo dell’istruzione. «È vero — constata — che lui è un grande educatore, un formatore, diciamo noi. Uno che vive l’educazione come un tutto, come educazione del cuore». E aggiunge che «educare il cuore» — per Bergoglio — «lo può fare soltanto un padre, una madre. Il cuore sempre ha l’ultima parola». E annotava come «dietro i criteri pedagogici di Amoris laetitia ci sono un “sì” e un “no” radicali. Il “sì” è il sì forte alla gioia dell’amore. La gioia allarga il cuore della famiglia».
Particolarmente suggestivo è quanto il gesuita argentino indica sulle caratteristiche che per il Papa sono fondamentali in un vescovo. Per Francesco, il modello esemplare di pastore è san Giuseppe che «veglia» sul Bambino e la Madre. «Sorvegliare — afferma Fares — fa riferimento più alla cura della dottrina e dei costumi, mentre vegliare allude piuttosto al curare che vi sia sale e luce nei cuori». E soggiunge che «sorvegliare e vigilare ci parlano di un certo controllo necessario. Invece, vegliare ci parla di speranza, la speranza del Padre misericordioso che veglia sul processo dei cuori dei suoi figli». Misericordia e Speranza, i temi portanti dei due Giubilei del Pontificato di Francesco: quello speciale del 2016 e quello ormai imminente del 2025. Misericordia e Speranza che — come ci ricorda ora anche Dilexit nos — non sono dimensioni distinte nel Cuore di Gesù, ma espressione indivisa di un amore infinito che abbraccia l’umanità. (alessandro gisotti)
di Alessandro Gisotti