La preghiera dà forza: lo diceva sempre Madre Teresa di Calcutta, che nella preghiera trovava la forza per servire i poveri. La preghiera dei poveri «sale direttamente a Dio», dice il Papa. Perché? Perché è nella preghiera che il povero trova la forza per vivere.
I poveri del mondo e quelli che vediamo quotidianamente nelle nostre città chiedono a Dio aiuto non solo per la soluzione dei loro problemi. Con semplicità fanciullesca mettono sullo stesso piano l’aiuto di cui abbisogna il popolo africano, ad esempio, e quello di chi in Sicilia vive senz’acqua.
Vivendo all’interno di una struttura della Caritas, mi rendo perfettamente conto della intensità e costanza con cui le persone bisognose come me pregano con convinzione profonda, chiedendo a Dio un aiuto.
Noto che la povertà unisce persone di classi sociali diverse. Giunte a questa condizione di bisogno per le ragioni più disparate, si ritrovano accomunati nello stesso intento: pregare con la stessa profonda intensità tanto per la propria causa, quanto per quella di ciascuna persona che abbia bisogno, in ogni angolo del pianeta.
Dio diventa la certezza che dà forza concreta per la sopravvivenza e la rinascita. Non è più in discussione l’esistenza del soprannaturale, Lui c’è ed aiuta, dà forza e vince sugli errori commessi. San Benedetto Giuseppe Labre, un povero tra i poveri, ne è la dimostrazione.
di Elio Alfonsi