· Città del Vaticano ·

Sperare e sognare

 Sperare e sognare  ODS-026
31 ottobre 2024

Sono nato in una borgata di Roma-est. Ci vivevano persone poverissime che si alzavano prima del sole per andare a lavorare e tornavano a casa che era buio. C’era chi andava in campagna, come mia madre, e chi, come mio padre, prendeva il treno delle 5 per arrivare in cantiere.

Mi ricordo — anche se allora ero un adolescente — che a maggio, il mese dedicato alla Madonna, tante donne come mia madre si riunivano sugli scalini delle logge per recitare il rosario. Tutti i giorni e per tutto il mese. Avevano gli occhi stanchi, eppure erano là a pregare. Mi chiedevo: ma perché non vanno a riposare? Oggi, penso che pregavano per una speranza. Speravano che Dio desse loro una mano per cambiare quell’esistenza così faticosa. Ma c’era pure il rovescio della medaglia. Mio padre non pregava, imprecava. Ma credo che, come tanti altri, pensasse che Dio era troppo distratto e non vedeva la sua sofferenza.

Oggi, credo che la preghiera di mia madre e le imprecazioni di mio padre erano il loro modo di continuare a sperare.

Ecco! Pregare per i poveri o in povertà vuol dire continuare a sperare e a sognare.

di Domenico Cococcia