La buona Notizia
Quella vedova nel Tempio
Gesù giunse a Gerusalemme con i suoi discepoli. Avrebbero potuto essere uno qualunque degli sciami di viaggiatori, pii o semplicemente curiosi, che a Pasqua si recavano nella grande città. Si sedettero accanto al Tempio, le cui mura erano fatte di pietre così grandi e così meticolosamente scolpite e collocate da sfidare il famoso talento dei romani di creare devastazione. Il Tempio costituiva uno sforzo impressionante di rendere un po’ di giustizia, o almeno alludere, alla grandezza di Dio.
Il Signore sapeva che le città e le civiltà ascendono e cadono. Mille anni sono come un giorno, una volta passato. Gesù, il rabbi pellegrino, non prestò attenzione alla dimensione delle pietre che tanto impressionarono i suoi discepoli. Osservò le persone, la gloriosa opera del sesto giorno di mille generazioni prima. Disse ai suoi discepoli di non farsi fuorviare dalle insegne e dalle finzioni delle imponenti figure che frequentavano il Tempio e che stavano venendo a fare donazioni per arricchirlo con le loro ricchezze. Gesù sapeva chi erano, divoratori delle case delle vedove, arricchiti maltrattando i poveri.
C’era lì una vedova, con in mano due monetine. La povertà moltiplica di molto il valore di un centesimo. Se avesse scelto di mettere una moneta nel tesoro e tenere l’altra per sé avrebbe potuto comparsi dell’acqua da bere o un tozzo di pane. L’offerta era talmente piccola che una monetina o due non avrebbe fatto molta differenza. Però era quello che lei aveva per vivere, disse Gesù. La sua vita era una cosa precaria. Ma amava il Signore e il suo dono non poteva provenire da niente di meno che dalla pienezza del suo cuore. Così, aprì la mano e fece cadere le monete, affidandosi alla cura di Dio. Gesù venne a Gerusalemme per spendere il proprio sangue e il proprio respiro senza riserve, come, con e per quella donna senza nome.
di Marilynne Robinson