· Città del Vaticano ·

L’appello dell’Onu ai leader della Cop29 riuniti a Baku

Subito scelte drastiche
per il clima

Delegates use their mobile phone as they stand next to an installation at the United Nations climate ...
19 novembre 2024

Alla Cop29 la seconda settimana di negoziati è iniziata all’insegna dell’allarme climatico. I ministri dell’Ambiente di tutto il mondo stanno convergendo in Azerbaigian e daranno alle trattative l’impronta politica dei propri governi di appartenenza.

Il “clima” si sta davvero facendo “caldo” e chi può lancia appelli forti sull’urgenza di agire. Il segretario esecutivo della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici, Simon Stiell, invita tutti ad uscire dalla teatralità di questi negoziati e ad affrontare «scelte che fanno la differenza tra la sicurezza o i disastri per miliardi di persone».

Intanto gli scienziati del clima ribadiscono che il 2024 ha già visto il raggiungimento di 1,5 gradi centigradi oltre le temperature preindustriali. Limite questo che l’Accordo di Parigi ambiva a non superare a fine secolo. Davvero non si comprende come questo non solleciti delle soluzioni drastiche in chi ci governa ed è oggi al tavolo negoziale di Baku.

Negli ultimi giorni, i due paesi maggiori inquinatori del pianeta — Stati Uniti e Cina — hanno confermato gli impegni congiunti per ridurre le emissioni di gas serra diverse dalla co2 , dando un raro esempio di collaborazione tra stati rivali. Gli Usa hanno anche siglato un nuovo accordo con il Regno Unito per collaborare sulla nuova generazione nucleare, che gli scienziati non esitano a definire l’energia pulita del futuro. Ma resta vero che gli esiti delle elezioni americane continuano a pesare come un macigno, qui a Baku, e bisogna sperare che i negoziatori non li usino come alibi per sottrarsi alle proprie responsabilità, come ha già fatto l’Argentina.

Molto significativo anche l’appello fatto in conferenza dal presidente della Cop29, Mukhtar Babayev, riferendosi al g20 che contemporaneamente si svolge nel lontano Brasile: «I Paesi del g20 rappresentano l’85% del pil mondiale e l’80% delle emissioni globali. La loro leadership è essenziale per fare progressi su ogni aspetto dell’Accordo di Parigi, dalla finanza alla mitigazione all’adattamento. Non possiamo riuscire senza di loro. Il g20 deve lanciare un segnale positivo sul suo impegno immediato ad affrontare la crisi climatica. Vogliamo che fornisca un chiaro mandato da portare alla Cop29. Ha la possibilità di mostrare la sua leadership».

E proprio dal paese amazzonico è giunta la dichiarazione del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ai leader del g20 ha chiesto di «dare un esempio di civiltà trovando compromessi per salvare la Cop29».

Insomma da Baku si alza forte un grido di aiuto. Le voci di chi spera in un risultato positivo di questa Cop — chiamata a trovare le risorse economiche per salvare l’umanità dal pericolo di una natura che si sta ribellando ai nostri modelli predatori di sviluppo — diventa appello ai pochi uomini dai quali dipende il futuro dell’umanità.

di Pierluigi Sassi