· Città del Vaticano ·

Federigo Tozzi tra dannunzianesimo e verismo

Quella zolla non lavorata

 Quella zolla non lavorata  QUO-266
23 novembre 2024
L’arte di Federigo Tozzi documenta un’evoluzione culturale rapidissima: dalle lettere di Novale alle pagine degli Egoisti, nello spazio di soli dodici anni, dal 1908 al 1920, si sviluppa un processo di sintesi che approda a una linea originale di ricerca espressiva. L’esperienza letteraria dello scrittore senese è difficile da catalogare poiché viene a determinarsi in virtù di più sollecitazioni culturali, a volte in contrasto fra loro. In un saggio, il critico Giorgio Luti sottolineava che Tozzi fu inizialmente considerato «un frutto crepuscolare della provincia italiana». In realtà lo scrittore rivelò il suo anticrepuscolarismo proprio nella conquista di una misura narrativa di sapore provinciale al contempo illuminata da quel respiro europeo destinato a irrompere nella repubblica ...

Questo contenuto è riservato agli abbonati

paywall-offer
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati