· Città del Vaticano ·

DONNE CHIESA MONDO

Ambasciatrici, religiose, docenti e molte altre: una rete nuova

Donne in dialogo

 Donne  in dialogo  DCM-001
04 gennaio 2025

Sta muovendo i primi passi, ha dalla sua l’entusiasmo degli inizi e la consapevolezza dell’urgenza. Donne in dialogo, è la rete di donne che vivono a Roma e hanno a che fare con la Chiesa cattolica. Sono ambasciatrici presso la Santa Sede, docenti di atenei pontifici, intellettuali, giornaliste, dipendenti vaticane e officiali nei Dicasteri, religiose, non necessariamente credenti. Condividono la necessità di lavorare per la dignità e i diritti delle donne, contro la violenza di genere, per l’empowerment delle tante che stanno sempre lì, alla base della piramide, nonostante abbiamo tutte le carte in regole per far sentire la propria voce laddove si decide, anche nella Chiesa. E per quelle che un percorso di formazione vorrebbero farlo ma non hanno i mezzi. Sanno, per esperienza, che molti compagni di strada – presbiteri, vescovi, cardinali – sono stati formati secondo modelli tradizionali, al maschile, - come l’ultimo Sinodo ha riconosciuto – e fanno spesso fatica a collaborare alla pari con l’altra metà del cielo. Guardano a Francesco con gratitudine, perché è riuscito a scrivere una pagina nuova nel rapporto con le donne.

«Non siamo una cricca, un ghetto delle donne che sono in qualche maniera collegate al Vaticano. Direi che siamo un seme, donne che prendono posizione di fronte a una responsabilità nella Chiesa e nella società. E provano a parlarsi, a parlare a tante altre, e ad ascoltare»: suor Grazia Loparco, storica, docente all’Auxilium, unica Facoltà pontificia affidata a una Congregazione femminile, è stata una delle prime a capire le potenzialità di una simile rete. «Per sua natura il nostro istituto (Figlie di Maria Ausiliatrice) ha questa attenzione alle donne, punta sull'educazione integrale della persona, anche come formazione alla cittadinanza», dice. La Giornata della Facoltà viene celebrata l’8 marzo, e nel 2022 furono invitate diverse ambasciatrici in Vaticano. C’era anche l’ambasciatrice dell’Australia presso la Santa sede, Chiara Porro, con un gruppo di colleghe che durante la parentesi della pandemia avevano intensificato gli incontri on line. «Scambi di idee ogni due settimane, invitando relatori, donne che lavorano in Vaticano, cardinali, arcivescovi, per confrontarci e anche dare un segno della nostra presenza come ambasciatrici». All’inizio, dice Porro, erano una ventina, oggi sono 30 residenti e altre 25 che partecipano quando possono. «Siamo più o meno un terzo del corpo diplomatico, veniamo da tutti i continenti». La rete delle ambasciatrici collabora con l’Auxilium, incontra la Uisg , l’Unione delle superiori generali. Si stabilisce un contatto con il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, che coordina il diploma interuniversitario “Donne e Chiesa”. Le iniziative per l’8 marzo diventano occasione di incontro anche con Donne in Vaticano, la prima associazione al femminile nello Stato del Papa, formata da laiche, consacrate o religiose che lavorano, o hanno lavorato, al servizio della Santa Sede. «Non siamo un sindacato, desideriamo accompagnarci e sostenerci, rispondendo anche a un bisogno di visibilità della componente femminile in Vaticano e nella Chiesa: ambienti ancora in maggioranza maschili», dice Margherita Maria Romanelli, tra le fondatrici, dal ‘94 officiale del Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace e dal 2017 nel Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Alla mailing list condivisa da Donne in dialogo si aggiunge anche Caritas internationalis. «Crediamo che le donne debbano essere una priorità nel nostro lavoro, perché spesso sono più colpite da disastri umanitari e di altro tipo. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla femminilizzazione della povertà e all'aumento della violenza», dice Stephanie MacGillivray, responsabile del programma “Identity and Mission. Women’s Empowerment and Inclusion”.

Entra in rete anche il Lay Centre, comunità accademica internazionale, fondato nel 1986 da due donne, Donna Orsuto e Rieke van Velzen. Ultima adesione quella di Donne Chiesa Mondo. Non fa parte della rete ma collabora anche l'Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche.

Ogni realtà mantiene la sua specificità e mette in gioco la sua competenza sul tema di interesse comune. Per esempio, Florence Mangin, ambasciatrice di Francia presso la Santa-Sede, spiega che «dal 2019 il Ministero francese degli Affari Esteri si è dotato di una “diplomazia femminista” che pone l’uguaglianza tra donne e uomini al centro della sua politica estera. Questa politica mira sia a difendere e promuovere i diritti delle donne in tutto il mondo, sia a sostenere le organizzazioni femministe della società civile, in particolare nei Paesi in cui i diritti delle donne sono minacciati o ignorati, oltre che ad agire affinché le donne abbiano maggiori responsabilità». Un approccio che, aggiunge, «è in linea con la priorità che Papa Francesco attribuisce alla promozione del ruolo delle donne nella vita della Chiesa».

Di taglio più formativo il lavoro svolto dal Pontificio Ateneo Regina apostolurum. «L'Istituto di Studi Superiori sulla Donna nacque nel 2003 con l'obiettivo di promuovere il contributo delle donne in tutti gli ambiti della società, e mette insieme ricerca e divulgazione. Abbiamo un gruppo di ricerca sull'antropologia della differenza sessuale e un altro sull'impatto dell'Intelligenza artificiale sul lavoro con un focus sulle donne», dice la direttrice dell’Istituto, Anita Cadavid.

Di taglio accademico anche il contributo del Lay Centre, «il cui intento è quello di ispirare e preparare i futuri leader laici a servire la Chiesa nel mondo, con un’attenzione particolare alla presenza femminile all’interno delle istituzioni vaticane». Il Centro prevede borse di studio per studiare nelle università pontificie, una parte delle quali destinate a donne che provengono da aree geografiche meno avvantaggiate», dice la coordinatrice dei programmi Sara Salvatori.

Sicuramente la partecipazione alla rete della Uisg significa anche l’immissione di contenuti formativi che possono essere condivisi in tutto il mondo. «Le suore cattoliche sono presenti in mezzo alle lotte quotidiane delle persone. Stiamo costruendo reti di solidarietà e sviluppando progetti pratici per affrontare il traffico di esseri umani, per accogliere i migranti e i rifugiati e per mitigare e affrontare il cambiamento climatico e la distruzione dell'ambiente. Le religiose sono presenti in scuole, ospedali, cliniche, strutture per anziani, carceri… e prestano servizio anche in parrocchie e diocesi, nei centri di ritiro e nei Dicasteri vaticani, nelle Commissioni e nei Consigli vaticani», spiega la segretaria esecutiva, suor Patricia Murray.

Per il 2025 sono numerosi i progetti delle singole realtà – convegni, formazione, spettacoli teatrali - che la rete condivide. Allo studio anche iniziative comuni con Donne in dialogo, in prossimità del giubileo dei movimenti, a giugno, dei giovani, a fine luglio, e per il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne, per la campagna Orange the World.

di Vittoria Prisciandaro
Giornalista «Credere» e «Jesus» Periodici San Paolo