27 ottobre 2023
La formazione, insieme alla libera circolazione delle persone, «in tutta l’Africa come nell’Unione europea», è la chiave «per far restare i giovani dell’Etiopia, e tutti gli africani, nel continente» e non «passare prima in Sudan e poi in Libia per andare a morire nel mar Mediterraneo», oppure emigrare nei paesi arabi del Golfo «per finire abusati o maltrattati». Ne è convinto il cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, che per questo guarda con speranza al progetto pilota a favore di questi migranti “di ritorno”, rifugiati e sfollati interni del Global Solidarity Fund (Gsf), che coinvolge cinque congregazioni religiose e l’arcidiocesi della capitale etiope.
La più grande nazione del Corno d’Africa, con i suoi oltre 120 milioni di abitanti, ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati