Alla fine devo riconoscere che è vero che, per comprendere dove soffia il vento della contemporaneità, può essere utile consultare le insegne e gli spot pubblicitari, le invenzioni dei cosiddetti “creativi” di quello che una volta si chiamava “propaganda”. Una volta si cercava nelle pagine dei filosofi, nelle parole dei politici, nei concili della Chiesa, che interpretavano e a volta anticipavano anche gli eventi della storia; oggi può bastare stare attenti e non fare zapping quando un film viene interrotto dalle rapide inserzioni pubblicitarie.
L’ho capito, di nuovo, stamattina, quando in attesa alla fermata dell’autobus, il mio occhio viene catturato da una grande insegna luminosa che dice semplicemente: «Più offerte. Più gioia». È lo spot di una potente multinazionale che comunica il fatto che venerdì 24 novembre sarebbe stato il cosiddetto “Black Friday”, il venerdì delle grandi occasioni per chi volesse fare compere.
Questa volta il grande colosso industriale scomoda niente di meno che la gioia, una delle parole più potenti dell’intero vocabolario con cui l’essere umano cerca di dire e così di comprendere l’esperienza della sua esistenza su questo pianeta. La gioia non è la felicità, l’allegria, l’euforia, la serenità.
Cos’è la gioia? Da dove viene? Da quale fondo abissale? La gioia è un mistero, dobbiamo riconoscerlo se vogliamo essere onesti. Questo imponente mistero viene ridotto e risolto dallo spot pubblicitario da due paroline semplici semplici: «più offerte». È un po’ pochino, anche se è al plurale (il mercato è sempre multiforme, per non dire proteiforme o politeista).
Non sono mai stato bravo in economia, ma ricordo che in genere l’offerta è collegata con la domanda, ci sono addirittura delle leggi che regolano questo rapporto. Mi chiedo: ma queste “offerte” che producono automaticamente un gioia più grande, sono in qualche modo collegate con la domanda, insisto sul singolare, con quella domanda che alberga nel cuore dell’uomo, che poi forse è proprio una domanda di gioia, di gioia grande? Che sia la gioia l’orizzonte del desiderio umano lo deduco dall’insistenza con cui Gesù parla di essa, ad esempio quando spiega la sua intera predicazione proprio su questo punto: «Vi ho detto queste parole perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11) Questa pienezza, questa “abbondanza” di vita (Gv 10,10) è stata promessa da Gesù a tutti noi se siamo pronti ad accogliere la sua gioia, che, come la pace, non è simile a quella che dà, o promette, il mondo. Anche la gioia di Gesù è legata a un’offerta, un’offerta non luminosa ma fatta in una notte d’angoscia, un’offerta non di cose ma di se stesso: «Questo è il mio corpo che è dato per voi» (Lc 22,19). Offerta singolare, prima persona singolare, rivolta a tutti, a ciascuno di noi, senza chiedere nulla in cambio, solo un po’ di attenzione, evitando lo zapping tra un’offerta e l’altra.
di Andrea Monda