Il 3 maggio 1934 nasceva in Alessandria d’Egitto Georges Moustaki, proveniente da una famiglia ebrea di Corfù di origine italiana, che fu paroliere e cantautore greco naturalizzato francese. Quello che oggi si dice con la parola: meticcio.
Cinquantacinque anni fa, nel 1969, raggiunse un successo a livello mondiale con una canzone che, purtroppo, riveste ancora oggi una drammatica attualità: Le Meteque, in italiano Lo straniero. La leggenda (la musica è un mondo ricco di leggende) vuole che Le Meteque sia la “risposta” di Moustaki ad una signora con cui si trovò a conversare e che, ogni volta che il suo parere differiva da quello del cantautore, gli si rivolgeva dicendogli «tais-toi, tu es un métèque» cioè «taci tu, che sei uno straniero», dove métèque — dal greco métoikos (propriamente lo straniero di condizione libera stabilmente residente in una polis, ma privo di diritti politici) — in francese indica spregiativamente l’immigrato dall’area del Mediterraneo.
Senza ulteriori commenti ne pubblichiamo il testo:
Con questa faccia da straniero
sono soltanto un uomo vero
anche se a voi non sembrerà.
Ho gli occhi chiari come il mare
capaci solo di sognare
mentre ormai non sogno più.
Metà pirata metà artista
un vagabondo un musicista
che ruba quasi quanto dà
Con questa bocca che berrà
a ogni fontana che vedrà
e forse mai si fermerà.
Con questa faccia da straniero
ho attraversato la mia vita
senza sapere dove andar
è stato il sole dell’estate
e mille donne innamorate
a maturare la mia età.
Ho fatto male a viso aperto
e qualche volta ho anche sofferto
senza però piangere mai
E la mia anima si sa
in purgatorio finirà
salvo un miracolo oramai.
Con questa faccia da straniero
sopra una nave abbandonata
sono arrivato fino a te
adesso tu sei prigioniera
di questa splendida chimera
di questo amore senza età.
Sarai regina e regnerai,
le cose che tu sognerai
diventeranno realtà
il nostro amore durerà
per una breve eternità
finché la morte non verrà.