Una parrocchia dell’Uganda ha realizzato un sondaggio per individuare i suoi punti forti e debolezze

Risorse umane da valorizzare

 Risorse umane da valorizzare  QUO-184
13 agosto 2024

La parrocchia della Santa Famiglia di Katulikire, nella diocesi ugandese di Hoima, è un porto sicuro per i rifugiati che vengono dalla Repubblica Democratica del Congo, dal Kenya e dal Sud Sudan e per gli sfollati interni del Paese Ha aperto le sue porte e avviato programmi per coinvolgere i rifugiati nella vita della comunità cattolica locale.

Per capire meglio come orientare la vita parrocchiale, suor Lucy Akello, delle Piccole Sorelle di Maria Immacolata di Gulu nonché beneficiaria del programma Asec (African Sisters Education Collaborative) della Fondazione Hilton, ha condotto un sondaggio nella parrocchia della Santa Famiglia, ottenendone un quadro chiaro riguardo ai suoi punti forti e alle sue sfide nonché un modello valido che potrebbe essere seguito anche da altre parrocchie.

Nell’intervista rilasciata ai media vaticani, suor Lucy ha condiviso le sue riflessioni sul sondaggio. «Lo scopo era di ottenere un quadro completo dei punti forti e delle debolezze della parrocchia», spiega la religiosa, diplomata in scienze comportamentali e sociali e in pedagogia. «Il sondaggio ha coinvolto diverse tipologie di partecipanti — spiega suor Lucy — tra cui bambini, giovani, adulti singoli, coppie sposate e persone che raramente frequentano la messa». «Questa forma di inclusione — aggiunge — ci ha fornito una prospettiva a tutto tondo basata sulla vicendevole fiducia nell’esaminare le realtà della parrocchia». Questo sondaggio, prosegue ancora suor Lucy, ha fornito ben 1.800 risposte che dimostrano l’alto livello di partecipazione da parte dei parrocchiani.

Il sondaggio ha messo in luce alcune sfide-chiave che la parrocchia si trova ad affrontare. Molti giovani, spesso giovani genitori che hanno vissuto l’esperienza della guerra e dello sfollamento, sono alla ricerca di attività che producano reddito, come la sartoria o il parrucchiere. Molti di loro non sono diplomati e quindi sperano di ricevere una formazione pratica per poter essere autosufficienti. Gli effetti persistenti della guerra e dei suoi traumi spesso richiedono un supporto psicosociale per aiutare questi giovani nella guarigione e nella nuova integrazione nella società. Mentre il desiderio di indipendenza è davvero grande, la mancanza di capitale iniziale impedisce a queste giovani famiglie di avviare iniziative sostenibili.

Il sondaggio ha posto in risalto anche il problema della barriera linguistica: alcuni parrocchiani fanno fatica a comprendere le tre lingue comuni usate durante la messa, e così alcune persone si sentono semplici spettatori. È stato suggerito di offrire corsi di lingua per aiutare le persone a sentirsi parte della liturgia promuovendo al contempo un ambiente più inclusivo e accogliente.

Anche le coppie sposate si sentono a volte scoraggiate di fronte a una loro scarsa partecipazione attiva alle attività della Chiesa, soprattutto per quanto riguarda i contributi economici e le questioni di coppia. A questo riguardo, suor Lucy ha proposto un approccio articolato a partire dai corsi di lingua e da una catechesi specificamente rivolta ai problemi di coppia, in modo da promuovere un ambiente accogliente e comprensivo.

Inoltre, il sondaggio ha rivelato una leadership debole in diverse cappelle missionarie, attribuibile in parte all’analfabetismo. «Molti leader di queste cappelle mancano di istruzione formale e per questo fanno fatica a svolgere efficacemente il loro ruolo», spiega suor Lucy: servono programmi di formazione per provvedere i leader delle necessarie conoscenze e competenze. Il sondaggio raccomanda quindi di rafforzare la catechesi continua affinché i parrocchiani siano pronti ad affrontare le loro responsabilità di cristiani nella Chiesa. Infine, il sondaggio ha messo in luce il grave problema degli anziani: alcuni parrocchiani si sentono infatti ignorati e abbandonati. Suor Lucy sottolinea l’importanza di creare sistemi di supporto per garantire il benessere di questa parte vulnerabile della popolazione, in modo che possa sentirsi inclusa nella comunità parrocchiale.

Questo sondaggio ha messo in luce anche quella che per suor Lucy è stata una rivelazione sorprendente: molti parrocchiani considerano i contributi finanziari alla Chiesa come un peso piuttosto che una responsabilità condivisa. La religiosa sottolinea l’importanza della catechesi per instillare il senso del servizio e per incoraggiare la partecipazione attiva alla crescita e alla vita della Chiesa. «Servono campagne di consapevolezza che promuovano la solidarietà — afferma — insieme alla nuova mentalità di obiettivi condivisi e partecipazione». Secondo suor Lucy, questo senso del servizio può rafforzare il senso dell’appartenenza e incoraggiare chiunque a contribuire attivamente alla crescita della Chiesa.

Concludendo, quello che afferma suor Lucy è che per far fronte alle sfide indicate nel sondaggio servono corsi di lingua, formazione alle competenze utili per procurarsi il sostentamento quotidiano e una nuova attenzione alla catechesi: in questo modo la parrocchia riuscirà a creare una comunità di fede più inclusiva, vibrante e auto-sufficiente. Riflettendo ancora sul sondaggio, suor Lucy afferma che esso potrà essere un modello valido da replicare in altre parrocchie. Comprendere le realtà uniche di ogni popolazione parrocchiale è essenziale per una cura pastorale efficace e per l’impegno mirato per lo sviluppo, annota ancora. Inoltre, le informazioni ottenute possono essere strumenti per proposte di crediti che assicurino fondi per iniziative cruciali.

di Roselyne Wambani Wafula


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