Volti e sguardi luminosi e sinceri: a vederli radunati, ieri mattina, 24 novembre, nella basilica vaticana, i giovani di diverse parti del mondo hanno dimostrato di aver compreso bene l’incoraggiamento rivolto loro da Papa Francesco: quello di «non truccarsi» il cuore e l’anima, di non essere «stelle per un giorno», bensì astri nel vero firmamento dell’amore di Dio.
La messa presieduta dal Pontefice nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, che ricorre nella xxxiv domenica del Tempo ordinario, ultima dell’anno liturgico è stata soprattutto per i ragazzi: nello stesso giorno è stata celebrata infatti, a livello diocesano, la xxxix Giornata mondiale della gioventù. Quest’anno ha avuto per tema «Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi» (Is 40, 31), in sintonia con l’imminente Giubileo, anch’esso dedicato alla speranza.
La celebrazione eucaristica si è svolta in una basilica affollata di fedeli. Tra loro anche un centinaio di giovani portoghesi e altrettanti della Corea del Sud, alcuni in abiti tradizionali, a rappresentare il Paese in cui si è svolta l’ultima edizione globale della Gmg (Lisbona 2023) e quello in cui si terrà la prossima (Seoul 2027). Presenti anche molti ragazzi della diocesi di Roma che hanno celebrato la Giornata con il loro vescovo.
Durante i riti di introduzione aperti dalla processione, il Pontefice ha preso posto alla sua sede, davanti al pilone di San Longino. All’altare della Confessione, al celebrante principale, il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, si sono uniti al momento della consacrazione il patriarca di Lisbona, il monfortano Rui Manuel Sousa Valerio, e l’arcivescovo metropolita di Seoul, il carmelitano scalzo Peter Chung Soon-Taick, accompagnati dai rispettivi coordinatori generali della Gmg, il cardinale Américo Manuel Alves Aguiar e monsignor Paul Kyung Sang Lee.
Animata dal coro della Cappella Sistina diretto dal maestro Marcos Pavan, e dal coro ospite del Centro giovanile San Lorenzo — struttura dedicata alle nuove generazioni nata dal desiderio di san Giovanni Paolo ii , che lo ha inaugurato nel 1983 — la messa si è aperta con il canto L’agnello immolato.
La prima lettura, in portoghese, è stata tratta dal Libro del profeta Daniele (7, 13-14); la seconda, in coreano, dall’Apocalisse di san Giovanni apostolo (1, 5-8); preceduta dal Salmo 92. Il Vangelo proclamato dal diacono è stato quello di Giovanni (18, 33b-37).
All’omelia del Santo Padre e alla professione di fede, sono seguite le intenzioni dei fedeli in spagnolo, francese, italiano, cinese e inglese. Si è pregato in particolare per «il mondo segnato dalla violenza e dalla guerra», affinché «si rinforzi in tutti i popoli il desiderio e la volontà di pace»; e per i giovani, perché «alimentino nel cuore la sete della verità», nella sequela del Signore «come pellegrini di speranza e di amore».
Alla presentazione delle offerte, si sono accostati al Papa ragazzi provenienti dai cinque continenti, sposati, non sposati e religiosi che hanno così rappresentato la ricchezza della diversità vocazionale. Con ciascuno Francesco ha scambiato brevi parole di saluto, impartendo poi a tutti la benedizione.
I canti Pane di vita nuova e We are one body, inno della Gmg di Denver del 1993, hanno accompagnato la comunione. Infine durante i riti di conclusione, introdotti dalle parole del Pontefice, alcuni giovani portoghesi hanno consegnato la croce e l’icona della Beata Vergine Maria Salus populi romani a un gruppo di ragazzi coreani, come segno del pellegrinaggio dei due simboli della Gmg verso la xlii Giornata che si terrà a Seoul tra tre anni e che avrà come motto «Coraggio! Io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33).
Intenso e toccante nella sua semplicità, il “passaggio del testimone” si è svolto sulle note dell’inno della Gmg di Lisbona, Há pressa no ar, con i ragazzi che, spalla a spalla, hanno sostenuto la croce e l’icona mariana con grande emozione. Pur provenendo da Paesi diversi per storia, cultura e lingua, si sono sentiti uniti dalla fede e hanno comunicato tra loro grazie a un linguaggio comprensibile a tutti, quello del sorriso.
«I giovani coreani — ha reso noto il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita — potranno ora dare il via al pellegrinaggio dei simboli in Corea e in vari Paesi dell’Asia, portandoli ovunque, nelle città, nelle campagne, fra i sofferenti, i carcerati, i poveri, con particolare riferimento ai giovani senza speranza, per recare a tutti vicinanza e consolazione» e avviare il cammino di preparazione spirituale alla Gmg del 2027.
Al termine della celebrazione, il vescovo di Roma ha salutato i molti fedeli assiepati ai lati della navata della basilica vaticana. Tante anche le persone che hanno seguito la messa attraverso i maxi-schermi allestiti in piazza San Pietro. A mezzogiorno, come di consueto, il Papa si è affacciato dalla finestra del suo studio privato nel Palazzo apostolico vaticano per guidare la preghiera mariana dell’Angelus. Insieme a lui, anche due ragazzi coreani — il giovane Hyun-min Martino Yu e la giovane Eun-bi Agnes Kang — salutati dai presenti con un caloroso applauso.
di Isabella Piro