Un messaggio di speranza dalla fine del mondo

 Un messaggio di speranza dalla fine del mondo  QUO-267
25 novembre 2024

«Muy precioso». Commenti di elogio, accompagnati da un forte applauso, sono risuonati nella Sala Regia del Palazzo Apostolico vaticano quando il cardinale Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ha svelato i due francobolli commemorativi del 40° anniversario del Trattato di Pace tra Argentina e Cile. Un sello (francobollo in spagnolo) che, ha detto il porporato, vuole essere «la testimonianza che si mantiene nel tempo della gran ricerca di pace di San Giovanni Paolo ii e della capacità diplomatica della Santa Sede». Quella che tutti i presenti alla cerimonia — dal Papa ai diversi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, fino alle rappresentanze dei due Paesi, guidate dall’ambasciatore argentino Luis Pablo María Beltramino e dal ministro degli Esteri cileno Alberto van Klaveren — hanno lodato e celebrato come evento «che ha cambiato il corso della storia». Per due popoli, per due governi, per un intero continente.

Anche le emissioni filateliche sono frutto di una collaborazione tra Argentina e Cile, esattamente da Correo argentino e Correo del Chile, insieme alle Poste vaticane, rappresentate in Vaticano dai rispettivi presidenti Camillo Baldini e Ignacio Liberman. Entrambi hanno preso la parola in Sala Regia per ringraziare l’azione diplomatica vaticana che ha evitato a loro, bambini all’epoca, di vedere spargere sangue nelle rispettive terre. Grazie alla mediazione spinta da Papa Giovanni Paolo ii nella loro memoria c’è invece il ricordo dei dibattiti televisivi che annunciavano questa soluzione «degna, ragionevole ed equanime», come l’ha definita Papa Francesco nel suo discorso tutto in spagnolo.

Parole, quelle del Pontefice, precedute dal breve indirizzo di saluto del cardinale Vérgez che, oltre a lodare l’«indimenticabile» cardinale Antonio Samorè, fautore di questa intesa di pace e amicizia, ha ricordato anche la figura del cardinale Eduardo Pironio, oggi beato, che accompagnò Papa Wojtyła nel viaggio apostolico in Uruguay, Cile e Argentina e che «fu testimone, in varie occasioni, di quanta energia spese il Pontefice» polacco «per raggiungere la pace, trattando per evitare la perdita di vite umane e la sofferenza della popolazione».

Il ministro van Klaveren, con visibile emozione, ha invece spostato lo sguardo sull’attualità, rimarcando come l’accordo rappresenti «un’eredità e una responsabilità» per questi tempi feriti da violenze e prepotenze. La responsabilità, cioè, di «proteggere e promuovere» la pace «come bene comune per l’umanità». Alle generazioni future va trasmesso «il valore di questa amicizia che con tanta fatica abbiamo costruito» ha detto, assicurando a nome del governo cileno di continuare a lavorare con la vicina Argentina «ispirandoci all’esempio di chi, quarant’anni fa, scelse il dialogo invece del confronto».

Sulla stessa scia l’ambasciatore Beltramino che ha parlato anche lui di «amicizia» tra Cile e Argentina quale vincolo «solenne» e «perenne» per le relazioni bilaterali: «Oggi, i nostri oltre cinquemila km di confine comune non sono una barriera, ma uno spazio d’incontro. La Cordigliera delle Ande non costituisce un muro che ci separa, ma un ponte che ci unisce». E di ponti, come ha sempre predicato Papa Francesco, hanno bisogno tante regioni allo sbando. A loro dalla «fine del mondo», da Cile e Argentina, giunge «un messaggio di speranza» oltre alla conferma che «il dialogo è uno strumento potente».

di Salvatore Cernuzio