In Tamil Nadu un istituto di suore si prende cura di ragazze sopravvissute ad abusi

Un’opera di sensibilizzazione contro lo stigma sociale

 Un’opera di sensibilizzazione contro lo stigma sociale  QUO-281
11 dicembre 2024

Le sopravvissute agli abusi spesso le dicono: «Non so perché le persone mi rifiutano e perché ora mi guardano in modo diverso. Non sono accettata. Non ho fatto nulla», racconta la suora indiana Johncy Nambikairaj in un’intervista ai media vaticani. Spesso sono le vittime e le loro famiglie a essere stigmatizzate quando la gente scopre gli abusi. Suor Johncy è assistente sociale e lavora con i bambini e le bambine provenienti da ambienti poveri della comunità di Gudalur, in una regione montuosa dello stato indiano del Tamil Nadu. «Alcuni hanno subito varie forme di abuso, fisico, mentale, sessuale. Abbiamo una casa per loro, ci prendiamo cura di esse e forniamo anche il primo soccorso. Quando vengono da noi, offriamo consulenza in varie fasi», ha spiegato la religiosa delle Suore di carità di Maria bambina, ordine fondato in Italia, a Lovere (Bergamo), nel 1832.

La povertà e l'abbandono costituiscono il terreno fertile per gli abusi, ha riferito suor Johncy a proposito delle circostanze sociali: «Queste bambine non hanno la necessaria privacy a casa, e poi c’è la povertà. I genitori le lasciano da sole perché devono lavorare. Le minorenni subiscono abusi, per esempio da parte di vicini o persone che conoscono la famiglia». Il Tamil Nadu è uno degli stati più industrializzati dell’India e relativamente prospero. Tuttavia, esistono disuguaglianze sociali e problemi come il lavoro minorile, la malnutrizione, la disoccupazione e gli abusi.

«I bambini che hanno subito abusi sono distrutti dentro», racconta l’assistente sociale: «All’esterno sembra che tutto vada bene ma quando ci si avvicina a loro ci si rende conto di quanto siano profondamente feriti». Suor Johncy attualmente si occupa di cinquanta ragazze, molte delle quali sono orfane di uno o di entrambi i genitori. La congregazione non è in grado di offrire un aiuto terapeutico ma può fornire alloggio e istruzione. Altre purtroppo devono essere rimandate a casa, dove spesso non sono sicure. Per raggiungere le vittime l’istituto religioso collabora anche con la linea telefonica ChildLine 1098, dove le vittime e i cittadini “di buon cuore” possono segnalare i casi di violenza.

Suor Johncy ha spiegato che l’abuso è ancora un tabù sociale in India e questa è una delle maggiori sfide nel suo lavoro a favore delle persone colpite. Se parlare di sessualità è una vergogna, per molti è ancora più difficile affrontare la violenza sessuale e quindi non la si denuncia: «Nella nostra cultura non si parla di queste cose», ha sintetizzato la donna indiana. Ciò rende più difficile la prevenzione e fa sì che le persone colpite e le famiglie soffrano ancora di più, soprattutto quando l’ingiustizia non viene nominata o punita ma tende a essere nascosta.

La violenza contro le ragazze e le donne è un problema enorme in India, come dimostrano le statistiche. La maggior parte dei casi avviene in casa dove il numero di reati non denunciati è ancora più alto. Per contrastare questa situazione, nell’estate del 2024 è entrato in vigore un nuovo codice penale. Tra le altre cose, prevede un trattamento più rapido dei casi da parte della polizia e dei tribunali.

La Chiesa cattolica indiana si sta impegnando sempre di più per sensibilizzare sul tema e contrastare gli abusi. Nell’autunno del 2023, suor Johncy è stata inviata a Roma per una formazione sul tema della salvaguardia presso l’Istituto di antropologia - Studi interdisciplinari sulla dignità umana e sulla cura delle persone vulnerabili della Pontificia Università Gregoriana. Ora ha inserito quanto appreso a Roma nel suo lavoro in India.

La religiosa si impegna anche a sensibilizzare le scuole e i rifugiati che sono esposti a rischi elevati. Ci ha raccontato che ci sono alcuni progressi: «Da quando facciamo opera di sensibilizzazione, ci sono più genitori che parlano del problema; non dappertutto ma in alcuni casi, lentamente, ne parlano di più. Insegniamo ai bambini a parlare e ai genitori ad ascoltare. C’è ancora molto da fare ma si vede un lento progresso».

Anche se la Chiesa cattolica in India è una minoranza (meno del 2 per cento della popolazione) la sua influenza nel settore sociale, educativo e sanitario è importante. Attraverso la sua rete, la Chiesa ha un enorme potenziale nel settore della tutela, non solo nel paese più popoloso del mondo, l’India, ma dappertutto.

di Anne Preckel


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