Mentre fra’ Roberto Pasolini pronuncia la sua terza predica di Avvento, può essere utile riflettere su un passaggio della seconda di venerdì scorso, dedicata alla Porta della fiducia. Il brano è breve ma denso: «Dio è persuaso che la fiducia sia sempre lo sguardo da preferire e da assumere. Essendo fin da principio Verbo, Dio conosce bene la forza ma anche la debolezza della comunicazione. Avendo scelto di usare la parola per dare vita a tutte le cose e il dialogo per nutrire ogni relazione, Dio ha rinunciato a una creazione dove le cose accadono in risposta alla logica meccanicistica di un algoritmo». Nella prima frase si dichiara l’opzione di Dio che ha uno sguardo sempre ricco di fiducia. Domenica scorso Papa Francesco nella messa ad Ajaccio ha parlato di «due modi di aspettare il Messia: l’attesa sospettosa e l’attesa gioiosa». È uno dei (pochi) casi in cui vige l’aut-aut. O si è sospettosi, vivendo nella “sfiducia e ansietà”, aggiunge il Papa, o si è gioiosi. Dio è gioioso, anzi è la Gioia, la fonte di ogni gioia umana. E la gioia è sempre effusiva, contagiosa, spinge alla condivisione. Fra’ Roberto sottolinea che la via scelta da Dio, quella della fiducia, è una via che passa attraverso la parola, la comunicazione. Di cui però Dio «conosce bene la forza ma anche la debolezza». La comunicazione vive nella e della ambivalenza: «Una parola ha detto Dio, due ne ho udite» (Salmo 62, 12). Se ci comprendessimo al volo, “meccanicamente” come dice Pasolini, non avremmo bisogno di comunicare. Eppure Dio ha scelto questa via, il dialogo «per nutrire ogni relazione» e questa decisione significa in qualche modo la rinuncia all’efficienza e la presa in carico ed assunzione del rischio di quella ambivalenza, di quella incomprensione.
Sembrerebbe una brutta notizia ma c’è un di più, c’è l’imprevisto, perché questo “scarto”, questo non appiattimento alla «logica meccanicistica di un algoritmo» apre la porta alla speranza. In ambito grammaticale si potrebbe dire che la logica di Dio non è quella consecutiva, per cui “se A, allora B” ma è quella concessiva, per cui “sebbene A, tuttavia B”. La prima, consecutiva, è la logica dell’algoritmo, ma anche del mercato, della propaganda, del pensiero unico. La seconda, concessiva, è la logica del Dio della Bibbia che “concede” sempre un’opportunità a ogni creatura, che sceglie gli ultimi e muore per il riscatto di molti e dando la vita, tuttavia, la ottiene in pienezza. Questa è la logica paradossale di ogni racconto biblico ma anche di ogni vera narrazione umana così come della poesia che assume fino in fondo l’ambivalenza della parola e del linguaggio. Di fronte alle parole della propaganda, commerciale o politica, non ci possono essere dubbi, la coscienza dell’ascoltatore è schiacciata. Di fronte alle parole di una poesia o di una parabola, la coscienza è interpellata nella sua libertà ed è chiamata all’azione, alla partecipazione. Questa parola, divina e umana, è veramente la parola della fiducia e, quindi, della speranza. Per cui la donna sterile o la vergine possono partorire un figlio, e in un bambino è celata la forza che “rovescia i potenti dai loro troni” e salva il mondo. Proprio come avviene ogni Natale e, se siamo capaci di vedere e ascoltare senza sospetto ma nella gioia, ogni giorno.
di Andrea Monda