La buona Notizia
Il Vangelo della II domenica dopo Natale (Gv 1, 1-18)

Prima di tutti e di tutto

 Prima di tutti e di tutto  QUO-003
04 gennaio 2025

In questi pochi versetti il Vangelo di Giovanni esprime una profonda comprensione di Dio e di Cristo come anche del Creato e del suo significato presente nell’esperienza umana. Dio come uomo era pieno di grazia e di verità, non di splendore, potere o bellezza, pur potendone avere quando vuole. Non potrebbe esserci affermazione più alta della sacralità del genere umano di quella che durante la creazione c’era una Presenza di Cristo, il cui essere lì anticipava il bisogno che l’uomo ha di lui, della sua grazia e verità, un bisogno soddisfatto prima di essere sentito. L’amore di Dio per la sua creatura non ha atteso il sesto giorno. Ha già modellato l’universo, prima dell’emergere della luce.

Tutto ciò che sappiamo e sperimentiamo deriva da un primo momento e tutto ha una sola origine: senza il Verbo «niente è stato fatto di tutto ciò che esiste». Questo linguaggio preclude qualsiasi traccia di disunità nella divinità o nell’Essere stesso. Il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Questo è davvero difficile da concettualizzare, come dovrebbe essere. Una divinità infinita ed eterna non può essere rinchiusa dai limiti della nostra comprensione. E l’autore di Giovanni esalta sia il Padre Celeste sia il Figlio Incarnato, che sono gloriosissimi nella loro identità: santità assoluta ammantata di carne umana, amore celeste chino sui figli smarriti.

L’identità del Dio Eterno con l’uomo storico Gesù infrange il nostro concetto di tempo in tutto il Vangelo di Giovanni, soprattutto nel ripetersi della frase “Io Sono” che traduce il nome con cui Dio si è fatto conoscere da Mosè, come quando Gesù dice «prima che Abramo fosse, Io Sono». Questo verbo al presente, detto da un uomo allora vivente, sottolinea il fatto che Gesù incarna la presenza fedele e l’attenzione di Dio, e partecipa alla stessa eternità che si è fatta conoscere da un antico pastore. La Creazione è distaccata dal tempo, e tuttavia è attiva ovunque in esso. Come era in principio, ora e sempre. «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta». La luce è ora presente in mezzo a noi e non è “vinta”: un linguaggio che suggerisce una lotta attuale e continua. E come va intesa questa potente oscurità in una Creazione fatta interamente da Cristo? «Il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe». Conosciamo questa oscurità nella nostra incapacità di vedere la luce gloriosa che trasfigurerebbe l’Essere stesso se solo avessimo occhi per vedere. In qualsiasi momento possiamo essere ancora presenti alla Creazione, quando Adamo diventa un’anima vivente e quando Gesù viene riconosciuto nella frazione del pane. 

di Marilynne Robinson