Pillole di Parola

La speranza
che è in ognuno di noi

 La speranza che è in ognuno di noi  QUO-013
17 gennaio 2025

di Marco Pavan

«Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» ( 1 Pietro, 3, 15). La prima lettera di Pietro descrive la condizione dei cristiani nel mondo come di coloro che vivono da stranieri e pellegrini (1, 17; 2, 11), rivolti verso la speranza che viene da Dio (1, 21), frutto della rigenerazione operata dalla Risurrezione del Signore (1, 3.22-23).

Essere stranieri al mondo comporta, però, anche l’esposizione all’incomprensione e all’ostilità o addirittura alla persecuzione (cfr. 1 Pietro, 2, 12.15; 3, 17; 4, 4-5). L’esortazione contenuta in 1 Pietro, 3, 15 si colloca proprio in questo contesto. La risposta, infatti, all’ambiente ostile è una condotta irreprensibile (cfr. 4, 1-3) e una disponibilità al confronto che si attua «con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza» per svergognare chi maligna (3, 16).

In che modo il cristiano pellegrino in questo mondo risponde a chi chiede ragione della speranza? Si può pensare che questo possa avvenire indicando qual è la fonte dell’autocoscienza del credente, la persona stessa di Cristo e l’esperienza della liberazione dalla vuota condotta (cfr. 1, 18) che dall’incontro con Lui scaturisce. Il sostantivo “apologia”, qui sopra tradotto con il verbo “rispondere”, implica il contesto della difesa dall’accusa in tribunale (cfr. Atti, 22, 1; 25, 16; 1 Corinzi, 9, 3), accusa che qui viene affrontata con la libertà della coscienza cristiana, sulla cui base si costruisce il rispetto dell’interlocutore e anche la rinuncia alla violenza ( 1 Pietro, 3, 16).

Sempre sulla base del radicamento della coscienza in Cristo stesso, «sorgente della speranza», si può dire che i cristiani vengono esortati all’ospitalità reciproca (filoxenia, “amore dello straniero”) «senza mormorare» ( 1 Pietro, 4, 9). Il riferimento alla mormorazione, all’apparenza sorprendente, può fare riferimento all’apertura alla gratuità che l’ospitalità stessa implica, apertura che si basa su una sorta di affinità fondamentale: essendo pellegrini e stranieri, i credenti non possono che fare spazio agli stranieri/ospiti (cfr. Deuteronomio, 5, 14; 10, 19; 23, 6).